Lettere spirituali / Lettres spirituelles
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Description

Queste Lettere spirituali sono autentiche lettere che lo scrittore ha inviato al papa (Casa Santa Marta) e alla Congregazione della fede (piazza del Sant’Uffizio), tra maggio 2018 e aprile 2019. Si tratta di testi spirituali che vogliono illustrare la coerenza scritturistica e promuovere l’umanesimo cristiano. Lo scrittore le pubblica inoltre per affermare la loro esistenza.

Ces Lettres spirituelles sont d’authentiques lettres que l’auteur a envoyées au pape (Casa Santa Marta) et à la Congrégation de la foi () entre mai 2018 et avril 2019. Il s’agit de textes spirituels qui entendent illustrer la cohérence des Écritures et promouvoir l’humanisme chrétien. L’auteur les publie par ailleurs pour affirmer leur existence.

Sujets

Informations

Publié par
Date de parution 21 août 2019
Nombre de lectures 0
EAN13 9782414370801
Langue Français

Informations légales : prix de location à la page 0,0037€. Cette information est donnée uniquement à titre indicatif conformément à la législation en vigueur.

Extrait

Couverture
Copyright
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cet ouvrage a été composé par Edilivre
194 avenue du Président Wilson – 93200 Saint-Denis
Tél. : 01 41 62 14 40 – Fax : 01 41 62 14 50
Mail : client@edilivre.com
www.edilivre.com
 
Tous droits de reproduction, d’adaptation et de traduction,
intégrale ou partielle réservés pour tous pays.
 
ISBN numérique : 978-2-414-37081-8
 
© Edilivre, 2019
 
“Egli [Filippo] si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, […] seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. […] Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse : Capisci quello che stai leggendo ? Quegli rispose : E come lo potrei, se nessuno mi istruisce ? ” (At 8,27-31a)
Lettere spirituali Ho sete. Dammi da bere ad maiorem Christi gloriam .
Il popolo di Dio “Veramente santo [tu] sei, Signore, fonte di ogni santità.” (Post-Sanctus – prima dell’Epiclesi sulle oblate – nella Seconda Preghiera Eucaristica).
Caro Papa
Maggio 2018
Ammirando ciò che si legge in At 10,25-26 1  : “Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò dicendo : Alzati : anch’io sono un uomo ! ”, vorrei comunicarle qualche riflessione biblica-teologica sulla laicità.
La presenza reale di Cristo e il popolo di Dio
La presenza reale di Cristo è la conditio sine qua non per la nostra presenza reale (creata) e per la sua presenza sacramentale (presenza reale sotto le specie eucaristiche, sub specie panis et vini ). Le opere buone e ogni liturgia della comunità cristiana, della Chiesa, presuppongono la presenza reale di Cristo. La coscienza cristiana è radicata nella comunione con Cristo e nella luce della sua prevalenza : Cristo è il “maestro – [greco : epistatæs ]” (Lc 5,5) e i discepoli sono “compagni – [partecipanti, greco : metochoï ]” (Lc 5,7). La vita della Chiesa (dei cristiani) si svolge in persona Christi  : “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.” (Gv 15,5).
Mc 6,30-44 ( Prima moltiplicazione dei pani ) – circondato da Mc 6,17-29 ( Esecuzione di Giovanni Battista ) e Mc 6,45-52 ( Gesù cammina sulle acque ) – illustra bene che tutti hanno / abbiamo bisogno di Gesù e particolarmente quando si fa tardi (vedi Mc 6,35). Gesù insegna agli apostoli rimasti discepoli (vedi Mc 6,30.35) di non lasciare o congedare la folla come “pecore senza pastore” (Mc 6,34), ma di confrontarsi con la loro situazione e di condividerla, ritrovandosi così (finalmente) con loro davanti e affidati a Gesù, dipendenti dalla sua presenza, dal suo aiuto : “Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai [suoi] discepoli perché li distribuissero ; e divise i due pesci fra tutti.” (Mc 6,41).
C’è una realtà-identità laicale (dal greco laos , popolo), che ci unisce grazie a Dio e davanti a lui come gli “eredi (greco : klæronomoï ) secondo la promessa” (Gal 3,29 ; vedi anche 1 Pt 3,7) e come “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui […]” (1 Pt 2,9), una realtà-identità clerico-laicale dunque, che c’è bisogno di riscoprire per solvere il problema di un sacerdozio ministeriale isolato perché senza affinità, sfondo o inclusione laicale o di una laicità bloccata perché senza coscienza cleronomica-soteriologica e contrariata (discoraggiata) dall’esperienza di quella domanda che i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani avevano chiesto a Gesù : “Con quale autorità fai queste cose ? O chi ti ha dato l’autorità di farlo ?” (Mc 11,28). Invece di essere distaccati dal popolo cristiano, i ministri sacerdotali dovrebbero sentirsi coinvolti nella sua vita laicale e sottoscrivere la teologia del popolo di Dio come espressa per esempio in Ger 31,33b-34 : “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo : Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore” oppure in Gv 4,23-24 : “Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità ; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità.” 2 Poi, tutto il popolo cristiano (non tutti sacerdoti ministeriali sebbene tutti cristiani sacerdotali), la laicità cristiana, dovrebbe sentirsi pienamente responsabile nella fede, davanti a tutto il creato, e riaffermare autorevolmente : “È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo ; il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone.” (Tt 2,11-14). Non si dovrebbe più distinguere tra religiosi e laici come se i religiosi non fossero dei laici, cioè pienamente membri del popolo di Dio, o come se i laici non fossero dei religiosi, ma qualche folla (greco : ochlos ) senza piena valenza pastorale. Occorrerebbe invece voler un’ottima educazione, “il puro latte spirituale” (1 Pt 2,2), per tutti i credenti e promuovere la maturità della laicità cristiana guidata da ministri sacerdotali loro stessi non obbligatoriamente maschili celibi e co-inclusi nel popolo di Dio. Si dovrebbe tra l’altro insegnare e studiare le lingue e i testi biblici e stringersi “a lui [Cristo], pietra viva, […] impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo.” (1 Pt 2,4-5). Sappiamo che “sta scritto : Voi sarete santi, perché io sono santo.” (1 Pt 1,16).
Christus : Homo Homini Agnus
Sapendo che dopo la sua partenza entrerebbero fra loro lupi rapaci che non risparmierebbero il gregge (vedi At 20,29), san Paolo esorta gli anziani con queste parole : “Vegliate su voi stessi [greco : heautoïs ] e su tutto il gregge [greco : kaï panti tō poïmniō], in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue” (At 20,28), il sangue del “agnello di Dio” (Gv 1,36). Se i vescovi e tutti i ministri sacerdotali, i pastori, devono vegliare anche su se stessi (responsabilità da non prendere alla leggera o trascurare), questo significa, che fanno anche loro parte integrante del gregge. Sappiamo che Gesù sceglie gli agnelli e non i lupi fra gli uomini per seguirlo : “Andate : ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi [il greco usa qui la preposizione en con un dativo localizzante e non la preposizione eïs con un accusativo di direzione : en mesō lykōn ]” (Lc 10,3).
Il mondo attuale, i continenti e le sue popolazioni, il mondo ecologico, economico, reale ha bisogno della laicità cristiana non frammentata, del popolo di Dio nella sua logica che si può esprimere con l’adagio homo homini agnus  : “Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori [greco : oïkonomoï ] di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio ; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen !” (1 Pt 4,9-11).


1 . Queste Lettere citano La Bibbia di Gerusalemme , Edizioni Dehoniane Bologna, 2006.

2 . Vedi anche Nm 11,29 : “[…] Mosè gli [a Giosuè, figlio di Nun] rispose : Sei tu geloso per me ? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito ! ” e 3 Gv 4 : “Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità.”
L’eucaristia “È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo […], scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.” (2 Cor 3,3).
Caro Papa
Giugno 2018
“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me ; colui che viene a me, non lo respingerò”. (Gv 6,37).
Dio che mi vede ( x Ēl rŏ x î, Gen 16,13) e la sua sensibilità divina
Vorrei illustrare l’importanza di riscoprire la sottigliezza letteraria del libro della Genesi per aiutarci negli impegni ecumenici, per appoggiare l’umanità nell’inizio del terzo millennio e per riuscire nell’evangelizzazione.
La Genesi ci incoraggia, infatti, a scegliere una posizione o un atteggiamento di appoggio e di convivenza nella difesa dei nostri valori invece di una posizione di difesa proibitiva e condannatrice. Per illustrare questo, dobbiamo per esempio essere molto precisi nella traduzione del testo ebraico di Gen 30,8 : Dio non aiuta Rachele a sostenere lotte difficili contro la sua sorella 3 Lea, ma a compiere lotte di Dio (naptûlê x ĕlōhîm) con ( y im) la sua sorella, lotte, che risultano essere bilanciate e al beneficio di ambedue le sorelle (vedi la fertilità e maternità di Lea e di Rachele). Poi, la parola ebraica tradotta con lotte , cioè naptûlîm , è interessante anche nel senso che significa un incontro di lotta e che già ci prepara in qualche modo al racconto della lotta compiuta da Giacobbe presso il fiume Iabbok con “un uomo ( x îš)” (Gen 32,25), cosicché, Giacobbe chiamò “quel luogo Penuel « Perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva »” (Gen 32,31). La narrazione di Gen 32,23-33 ( lotta con Dio ) fa senso perché circondata da Gen 32,4-22 ( Giacobbe prepara l’incontro con Esaù ) e Gen 33,

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